News Week 23
02Th Aug 2019
MINACCIA O OPPORTUNITà PER TRAINER E PALESTRE?
Le restrizioni imposte ai cittadini durante il periodo pandemico hanno fatto sì che alcuni sport vivessero una vera e propria rinascita. Tra tutti, sicuramente la corsa all’aperto è stata una delle attività che è cresciuta maggiormente ma ci sono aspetti di questa disciplina che dovrebbero far riflettere tutti i trainer e i titolari di palestre.
Al contrario di quello che si può pensare, secondo il rapporto di RunRepeat, sono proprio i runner inesperti e quelli meno assidui che hanno avuto il maggior incremento nell’attività, rispettivamente +117% i primi e +55% i secondi. Al contrario i corridori abituali, che svolgono normalmente almeno 4 sessioni a settimana, hanno diminuito la loro attività del 9% durante la pandemia.
Questo fiume di persone che si è riversato nelle strade, nei parchi e nei sentieri outdoor, ha messo in luce ancora di più le grandi differenze che ci sono tra la corsa su pista o su treadmill e quella in ambiente urbano e ancora meglio naturale.

La maggior parte di coloro che ha approcciato alla corsa durante la pandemia, lo faceva prima saltuariamente e presumibilmente in palestra sui classici treadmill commerciali che siamo abituati a vedere un po’ ovunque.
Questo tipo di attività non offre alcun elemento di imprevedibilità, anzi è ciò che di più prevedibile, ripetitivo e spesso anche noioso può esistere. La corsa in ambiente urbano o naturale per chi ha la fortuna di poterlo sfruttare, offrono sollecitazioni e stimoli completamente diversi di cui tutto il sistema corporeo beneficia.
Concentrazione e propriocezione restano a livelli altissimi perché sono necessari per scegliere ad ogni passo il giusto posto dove mettere i piedi e per interpretare la posizione e la condizione del corpo per mantenere l’equilibrio ed eseguire un gesto motorio ben coordinato.
Sono tutte attività che impegnano il nostro cervello in modo costante “spegnendo” le distrazioni superflue. Spesso ci rechiamo in palestra per poterci distaccare dai pensieri quotidiani, per avere un’ora di svago oltre che per essere in forma.
Tuttavia se svogliamo attività troppo ripetitive il nostro cervello non è sufficientemente impegnato e ci riporterà continuamente proprio su quei pensieri da cui vogliamo fuggire.
Ecco perché spesso le persone indossano cuffie, fissano un monitor, seguono youtube o scrollano i social dal telefono mentre fanno cardio e spesso neanche questo è sufficiente a svagarli.

Durante questo tipo di lavoro però oltre a non coinvolgere il nostro cervello, stiamo de-allenando tutta una serie di importanti capacità come:
- Capacità cognitive, di elaborazione degli stimoli esterni percepiti e della risposta motoria adeguata;
- Capacità propriocettive, ci comprensione e interpretazione della posizione e condizione del nostro corpo nello spazio;
- Capacità neurofunzionali, di mettere in atto una risposta motoria efficace e in poco tempo attraverso il nostro sistema nervoso e quello muscolo scheletrico;
Questo ha esposto a cadute e numerosi infortuni molti dei “nuovi runner” del periodo pandemico. Tutti si sono resi conto in misura più o meno grave dei limiti dell’allenamento su un treadmill commerciale o su una pista perfettamente livellata. Le capacità acquisite con quel tipo di attività non sono sufficienti quando si corre in un ambiente naturale.
Il concetto di imprevedibilità aggiunta all’allenamento è da sempre uno dei nostri elementi portanti. È alla base della nostra filosofia e di gran parte dei nostri brevetti internazionali come la Sudden Dynamic Impulse technology.
Questa tecnologia è implementata anche nel nostro Reax Run e permette di rilasciare impulsi imprevedibili che destabilizzano il runner durante la corsa, costringendolo a reagire per adattare il suo gesto motorio.
Si tratta in assoluto dell’esperienza di corsa più simile a quella in ambiente naturale poiché ne riproduce fedelmente tutti gli effetti di sollecitazione.
Il nastro infatti è in grado di variare durante la corsa l’inclinazione in tutte le direzioni, non solo quindi per simulare la salita o la discesa come i treadmill commerciali ma qualsiasi tipologia di inclinazione laterale, fino a 14 gradi.
Esso permette di variarare con gradualità la difficoltà dell’allenamento, in modo da permettere a sportivi di tutti i livelli di utilizzarlo per migliorare le proprie capacità motorie. Al contempo la difficoltà dell’esercizio può essere aumentata fino ai livelli che oggi sono sfruttati dai migliori atleti d’élite al mondo per migliorare le loro performance sportive.
Ad oggi non è ancora possibile definire con certezza quale sarà lo scenario definitivo post pandemia nel mondo del fitness e dello sport professionistico. Possiamo però osservare i dati che arrivano dal mercato e fare le nostre valutazioni.
Ci sembra evidente che il vecchio modello di fitness tradizionale stia perdendo molti punti, in favore di nuovi modelli di servizi per gli sportivi, nuove tipologie di strutture e discipline. I grandi centri e le palestre che finora la facevano da padrone sul mercato sono essenzialmente ad un punto di svolta: evolvere o sparire dal mercato?
Chi può dirlo. E tu?
Are you ready to react?

